La Cifoplastica e la Vertebroplastica sono procedure chirurgiche mininvasive dedicate al trattamento del dolore associato ai crolli vertebrali.
Le indicazioni all’utilizzo di tali metodiche sono: fratture da compressione dovute a traumi, ad osteoporosi primaria o secondaria (es. ipercorticosurrenalismo, ipoparatiroidismo primitivo e secondario) e metastasi neoplastiche osteolitiche (es. mieloma multiplo) del tratto dorso-lombare.
In ogni caso si procede al trattamento chirurgico quando il controllo del dolore e del progredire della deformità tentati con terapia farmacologica e busto risultano fallimentari.
La tecnica chirurgica prevede il posizionamento del paziente in decubito prono su letto radiotrasparente e sottoposto ad anestesia generale o locale. L’intervento si svolge con l’ausilio del fluoroscopio (che consente di eseguire monitoraggio radiografico intraoperatorio). Si individua il peduncolo della vertebra interessata e si procede con approccio transpeduncolare o extrapeduncolare bilaterale all’inserimento di un trokar -un grosso ago canulato – (Fig. 1) nel corpo vertebrale.
Nel caso della cifoplastica, si inserisce nel corpo stesso, attraverso il trokar, un palloncino che viene gonfiato all’interno del corpo vertebrale (Fig. 2) per risollevare il crollo.
In seguito il palloncino viene rimosso e si introduce una cannula attraverso la quale si inietta il cemento. Il ripristino dell’altezza del corpo vertebrale tramite il palloncino non è previsto nella vertebroplastica che si avvale direttamente dell’iniezione di cemento (Fig. 3).
Il decorso post-operatorio prevede la dimissione del paziente dall’ospedale già la mattina successiva all’intervento. A seconda delle condizioni generali del paziente e dei livelli vertebrali trattati potrà essere necessario continuare ad utilizzare un busto anche per alcune settimane dopo l’intervento. Di solito comunque la risoluzione della sintomatologia dolorosa è immediata.