Fissaggio vertebrale percutaneo (PLIF e TLIF)

Fissaggio vertebrale percutaneo, PLIF e TLIF - Professor Nardi

Questa tecnica chirurgica consiste nel favorire la fusione (artrodesi) e la stabilizzazione di una o più vertebre al fine di eliminare il dolore o ridurre le deformità.

Le indicazioni all’utilizzo del fissaggio percutaneo comprendono:

  • Instabilità vertebrale;
  • Discopatia degenerativa;
  • Fratture vertebrali instabili;
  • Deformità.

Il fissaggio percutaneo è un’evoluzione della classica procedura di artrodesi vertebrale che si esegue con tecnica a cielo aperto.

Al contrario di quest’ultima, la tecnica percutanea, comprende numerosi vantaggi: l’incisione chirurgica è limitata a pochi millimetri, non occorre scollare le strutture fasciali tendine e muscolari dalle strutture ossee, le perdite ematiche sono limitate, il rischio d’infezione è ridotto, i tempi operatori relativamente brevi, il recupero funzionale del paziente rapido.

Il paziente, in anestesia generale, viene posizionato in decubito prono su appositi appoggi e su lettino radiotrasparente (Fig. 1).

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Figura 1: paziente in decubito prono su appositi appoggi e campo sterile.

Si pratica un’accurata disinfezione e si prepara il campo operatorio sterile. Attraverso l’utilizzo di un apparecchio che fornisce immagini radioscopiche – amplificatore di brillanza – si individuano i peduncoli vertebrali nelle due proiezioni ortogonali (Fig. 2).

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Figura 2: amplificatore di brillanza ed individuazione dei peduncoli sui due piani ortogonali.

E si procede al loro interno, all’inserimento guidato di apposite viti (Fig. 3) la cui testa prevede uno specifico alloggiamento per il posizionamento delle barre.

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Figura 3: inserimento guidato di viti peduncolari.

Una volta inserite e fissate le barre si procede al controllo radioscopico finale (Fig. 4), alla sutura della fascia e della cute.

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Figura 4: controllo radioscopico finale nelle due proiezioni.

In casi selezionati, dove è necessario conferire maggiore stabilità alla colonna vertebrale, a causa dischi intervertebrali degenerati o erniati si procede all’inserimento di cage intersomatiche per favorire anche la fusione tra i corpivertebrali (artrodesi anteriore) equindi ottenere una artrodesi a 360°. Le cage sono piccole protesi che vengono posizionate tra due corpi vertebrali nel posto normalmente occupato dal disco. In particolare la PLIF(posterior lumbar interbody fusion) ed la TLIF (transforaminal lumbar interbody fusion) sono impianti di artrodesi anteriore inseriti per via posteriore cioè, ampliando solo di pochi millimetri l’approccio chirurgico descritto per l’artrodesi posteriore percutanea. Questi dispositivi possono essere associati anche all’artrodesi posteriore eseguita mediante dispositivi interpinosi(Fig. 6).Dalla medesima incisione cutanea, si giunge sulla lamina medialmente alla faccetta articolare; la laminaed il legamento giallo vengono rimossi e si accede alla porzione anteriore della colonna vertebrale. Il sacco e la radice vengono divaricati, si prepara lo spazio intervertebrale e si posiziona la PLIF. La PLIF è una cage di dimensioni ridotte rispetto alla TLIF proprio perchési inserisce attraverso un accesso chirurgico ristretto. Per conferire una maggiore stabilità all’impianto e la corretta simmetria, questa deve essere inserita bilateralmente (Fig. 5).

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Figura 5: disegno che mostra l’inserimento della PLIF anteriormente alla colonna vertebrale con accesso posteriore e bilateralmente.

Nei nostri centri utilizziamo sistemi PLIF ad espansione che ci consentono cioè di entrare nello spazio discale da un accesso molto ridotto per poi aumentare di dimensioni una volta inserite nel disco(Fig. 6).

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Figura 6: immagina radiografica in proiezione laterale dell’impianto di due PLIF associato ad artrodesi posteriore con dispositivo interspinoso.

Stessa procedura si usa per posizionare la TLIF ma la via di inserimento in questo caso è laterale rispetto alla faccetta articolare (Fig.7).

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Figura 7: via di inserimento della TLIF.

Le viti, le barre e gli strumentari d’impianto utilizzati nei nostri centri sono sistemi all’avanguardia, costituiti da materiali biologicamente inerti (titanio, titanio-trabecolare, cromo-cobalto peek) e design sofisticati che consentono perfetto ancoraggio all’osso anche nei pazienti osteoporotici, offrono grande margine di manovra per facilitare il chirurgo nelle procedure di impianto e nelle manovre di correzione così da rendere possibile lavorare con ampio margine di sicurezza (Fig. 8).

Figura 8: controllo rx di artrodesi a 360° con TLIF.

 

Il decorso postoperatorio prevede una mobilizzazione rapida del paziente che, è invitato ad iniziare la deambulazione già il giorno successivo all’intervento chirurgico e dimesso dall’ospedale tra la seconda e la terza giornata post-operatoria. Il paziente dovrà osservare un periodo di riposo domiciliare per circa due settimane ed indossare un bustino di sostegno per i primi quaranta giorni, mente la necessità di riabilitazione neuromotoria e fisioterapia viene valutata caso per caso in base alle condizioni cliniche di partenza e le esigenze del singolo paziente. I controlli clinici e radiografici successivi al trattamento chirurgico sono eseguiti a 1,3 e 6 mesi e poi annualmente.